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Essendo capace di intendere e di volere- testamento 3

Salvatore De Matteis -avvocato e politico, senatore per tre legislature dal 1968 al 1979 e poi sovrintendente dell’Archivio notarile di Napoli- ha curato la raccolta di un secolo di testamenti olografi, tratti dagli Archivi notarili o di Stato nell’interessante opera “Essendo capace di intendere e di volere”, ed. Sellerio

Involontariamente comiche, surreali e strampalate, le ultime volontà di persone di un’Italia di scarsa alfabetizzazione, esprimono il bisogno di raccontarsi; quasi una confessione, una ricerca di giustizia che non si è avuta in vita, un’ansia di far sopravvivere la propria storia nella memoria della generazione successiva. Chi scrive il testamento di proprio pugno, di fronte alla propria coscienza, esprime riconoscenza, odio, risentimento, solitudine, amore, gelosia, indignazione, tutti sentimenti forti, forse tenuti nascosti e repressi che di fronte al pensiero del momento definitivo finalmente trovano la strada per essere urlati o sussurrati, ma comunque espressi.

Occorre ribadire che le leggi che riguardano il testamento, di cui ci si occupa poco volentieri, un po’ per pudore, un po’ per scaramanzia, bisogna conoscerle e che la drammatica frase: “ti diseredo!” esiste solo nei romanzi e nei film.

Testamento 3″ Secondo consiglio di Peppe “

Testamento lografo da me confezionato secondo consiglio legale di Peppe ‘a paglietta  che se ha sbagliato l’affogo dall’aldilà morto e ‘bbuono. Dice che, essendo moribondo, la mia volontà, scritta a mano con la data e la firma, vale pure cogli errori e risparmio il notaro. Perciò, io mi fido e scrivo come posso.
In primis. Tutto ai miei figli e niente a mia moglie diciamola così, che mai la voletti sposare e feci bene. Madre disamorata. Chi sa dove sta.
In secundis. leggittima a Michele figlio, leggittima a Elena figlia, leggittima a Gaetano figlio dal loro caro padre estinto qui presente che li ha riconosciuti al tribunale e li vuole bene come sanno.
In terzis. La disponibile a sorema e al soprastante Peppe suo marito, con onere di cura fino a morte fatta e esequie. Se muore Peppe prima di me, che mi pare possibbile datosi che sta scassato buono per vizzi di gioventù, il superchio va tutto a sorema con onere di cura e di esequie come sopra.

In fundis. Mi arracomando le esequie. Non facciamo le solite figure di pezzente!

 

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