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Diario di una neopensionata – 3° puntata

3 puntata: la casalinga di ritorno

Pensione. Fine lavoro. Tempo libero. E qui si apre la scena: la perfetta casalinga che era mia madre (golfini nel cellophane, pollo disossato, lavaggio tende mensile, sono tra i miei incubi ricorrenti) mi sussurra “ora puoi finalmente occuparti un po’ meglio di questa casa che è un po’ lasciata andare”….. la professionista che sono stata io per 40 anni mi sussurra …”Finalmente tempo per te…se tutto ha funzionato così per 40 anni con anche marito, due figli, due gatti, anziani vari, ora fai tutte quelle cose che non sei riuscita a fare cominciando dal dormire alla mattina” . Ma io sono una ragazza degli anni 50 e ho sempre combattuto a fasi alterne con il modello mamma perfezionista/schiava……….a volte vincendo a volte perdendo.Passata la sbornia dei primi giorni (no sveglia, no traffico rush hours, no 8 ore al lavoro, no cena di fretta, no serata in coma, stravolta sul divano), provo ad aggirarmi per la casa al mattino presto nel silenzio più totale e penso a cosa farebbe mia madre al posto mio. Entro nella stanza di mio figlio che abita altrove da 10 anni: pile di libri per terra, area wi-fi disordinata come la lascia lui quando viene, cavi in numero esagerato, pupazzetti polverosi, manifesti un po’ strappati, letto pronto – anche quello della sua compagna- e copriletto pieno di peli del gatto che vive lì per dimostrare così la sua nostalgia. Cosa potrei fare per migliorare la situazione? Ma che situazione devo migliorare? Ne sento il bisogno o meglio ne sentirebbe il bisogno mio figlio che quando passa da casa adora ritrovare tutte le sue cose, odori compresi? Chiudo la porta e vado altrove.

La cucina: sembra perfetta se non si aprono gli sportelli dei pensili. Lì ci sono i segni della fretta di 40 anni di lavoro, i danni della lavapiatti, le sbeccature, le padelle impilate insieme alle casseruole (mia madre sarebbe già svenuta), gli stuzzicadenti rovesciati e infilati nei pertugi e qualche farfallina, perché sono anni che mi ostino a comprare la farina per fare delle torte e poi ci rinuncio. Ma la parte patologica/ecologica sono il numero infinito di shopper biodegradabili che spuntano ovunque perché sono troppo fragili per essere riusati. Chiudo gli sportelli e comincio a sentire la nausea.

A quest’ora la casalinga perfetta avrebbe già fatto un sacco di cose, mentre io mi aggiro come una turista in questi spazi che sono casa mia e che sono disabituata e vedere al mattino, da sola, nel silenzio del nulla di urgente da fare.

Apro il PC, leggo le mail, rispondo e valuto gli inviti alle mille iniziative interessanti a cui potrei partecipare: voglio continuare a sbattermi in giro per impegno politico, cultura, impegno sociale? Non volevo invece mollare tutto e dedicarmi alla ginnastica, agli amici, al turismo? 12 anni di psicoterapia non sembrano aiutare, se non a guardarti con grande lucidità: perché mi sento risucchiata nel modello casalinga perfetta che non ho potuto seguire perché ho “lavorato duro per 40 anni”? Perché mi sento in colpa se non “recupero” queste attività cosiddette tradizionali (anche se ormai la tradizione materna è stata abbandonata da generazioni di donne lavoratrici?). Penso di avere peccato nei confronti dei miei cari sostituendo la casalinga perfetta dei loro sogni, con una casalinga part time/ lavoratrice full time?

Seduta sul divano un po’ stranita, sento crollare 66 anni di vita passata a essere autonoma, indipendente, consapevole, in lotta proprio per poter vivere (anche se non siamo certo arrivate al meglio) proprio nel modo in cui ho vissuto.

Acchiappo il telefono e parlo con un’amica che è andata in pensione già da qualche anno. Evacuo il mio malessere. Lei mi ascolta e poi con molta ironia mi rassicura, raccontandomi la sua esperienza, molto simile alla mia e all’equilibrio che ha raggiunto dopo un po’ di mesi di “dibattito interiore”.

Pulizie di fino, in agenda stanza per stanza, come una missione americana in Iraq……………non si fanno prigionieri, con determinazione, spietatezza e soprattutto rapidità, sennò ci si annoia. Manutenzione della casa, solo verso sera quando fanno un bel film che sta di sottofondo all’aspirapolvere.

Ordine armadi, come per l’Iraq. Ricette lunghe e difficili, nei pomeriggi appositamente dedicati dove raffinatezza e complessità dei ripieni, dei fumetti di pesce, dei bagnomaria, vengono vissute come una prova d’artista.

Cura anti-age corpo e capelli, prendono il posto della “pausa pranzo” al lavoro: utile, imprescindibile per sopravvivere.

Per il resto e fin che la salute ci sorregge, tante curiosità da togliersi, i soliti impegni da portare avanti anche per le donne della nostra generazione, viaggetti, molti amici, tirare tardi la sera, coccole impreviste ai figli, commissioni per se e per altri che attendevano da anni e il diritto di stare sul divano a guardare un film al pomeriggio quando fuori piove.

Rifletto. Ci proverò. Vi saprò dire se e come ho vinto il fantasma della “casalinga di ritorno”.

    

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