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Diario di una neopensionata – 4° puntata

4° puntata: Lo sgombero dell’ufficio.

Una differenza c’è, per fortuna forse, tra noi e loro, gli americani, quelli che vengono licenziati nei film o vanno in pensione. Non si sa come, ma se ne vanno dall’ufficio con uno scatolone in mano e dentro hanno tutto ciò che devono portare via.

Arrivata al decimo scatolone mi chiedo cosa diavolo ho fatto finora e quanta carta ho utilizzato in 40 anni. Sgomberare il proprio ufficio richiede una programmazione e una metodologia. Bisogna soprattutto scegliere che cosa buttare via e che cosa tenere.

Rendersi conto di quanto lavoro abbiamo fatto rende il buttare via un’azione difficile, sembra di buttare via pezzi di noi, pezzi di fatica fisica, mentale, psicologica, e non è confrontabile con la scelta che tutti gli anni dobbiamo fare davanti agli armadi, quando ci attanaglia il dubbio se tenere la gonna comprata 20 anni fa, che ci va ancora bene, ma che negli ultimi 5 anni non abbiamo mai messo. Qui si mette in gioco il lavoro, il nostro coinvolgimento emotivo, i ricordi di passaggi importanti che ci hanno visto recedere o progredire in progetti importanti, o apparentemente tali.

Sì, sgomberando, tutto sembra importante, ma anche così effimero. L’unica cosa che non sembra effimera è la carta, e per noi che abbiamo cominciato a lavorare in epoche ‘libere’ da PC e da Web, ci rendiamo conto di quanto la carta ha accompagnato il nostro lavoro quotidiano, come la lentezza dello scrivere, pensando a cosa si scriveva, scandiva le nostre giornate.

Ciò che si trova aprendo cassetti, sportelli di armadi, frugando negli scaffali fa esondare rivoli di vita lavorativa, ma anche ricordi di persone, rapporti personali, piccoli oggetti donati da chi con quel gesto dava un segno di se’, della sua gratitudine e anche (perché no) del suo affetto.

E allora ti siedi e tocchi quelle cose, leggi quelle righe e comprendi che tutto questo, almeno in queste forme, non ci sarà più e ti domandi cosa sarai d’ora in poi perché tanta della tua identità è stata spesa in quel posto, in quell’ufficio e ti sembra lentamente di sparire in dissolvenza, mentre in realtà sei ben concreta e il mondo è lì e tu ne fai parte.

 

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