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Dopo dieci anni: aprirsi al cambiamento

Silvia Vegetti Finzi è per noi non solo una preziosa collaboratrice, ma soprattutto un’amica intensa da ascoltare e seguire. Ogni volta ci regala un quadro di vita su cui riflettere, discutere, confrontarci e spesso ci dona scritti che stimolano ad affrontare i cambiamenti inevitabili che il prolungamento della vita comporta. Nella serata del 23 gennaio scorso ai Frigoriferi Milanesi Marco Manzoni ha presentato un’intervista a Silvia registrata dieci anni fa. Un folto pubblico è venuto a sentirla e ha goduto di uno dei suoi regali che noi con grande piacere riportiamo.

 

 Il video, proposto dall’amico Marco Manzoni, si riferiva alla Silvia di dieci anni fa. Nel frattempo molte cose sono cambiate: ho lasciato definitivamente l’Università di Pavia, dove ho insegnato per trent’anni, mio marito è morto e sono rimasta sola, anche se interiormente il nostro colloquio non si è mai interrotto.  Donati i libri della nostra biblioteca al Collegio Ghislieri di Pavia, salvo quelli di argomento femminile e femminista inviati alla Casa delle Donne di Milano, l’appartamento era diventato improvvisamente troppo grande e troppo caro. Dopo un faticoso trasloco, mi sono trasferita di fronte al Politecnico di Milano.    L’aiuto che ho ricevuto in quei frangenti è stato incredibile, non solo dai figli, ma dalla mia collaboratrice Olimpia, un angelo custode attento, affettuoso e competente. Inaspettatamente, oltre alle amiche storiche ho trovato nuove amiche, donne che si sono proposte di aiutarmi in mille modi, materiali e morali.

Dopo aver regalato i mobili di un certo valore al Vidas, mi sono ritrovata a vivere in un piccolo, amabile appartamento, che indosso come una vestina. La riduzione dello spazio interno è compensata da uno sguardo che spazia dal Resegone a Linate, sotto un cielo infinito, solcato giorno e notte da aerei che fanno sognare. Ora abito qui da due anni: l’accoglienza del condominio è stata squisita e le relazioni di quartiere simpatiche e rassicuranti. Ne avevo bisogno perché mi sono scoperta ottantenne per la prima volta.

Del tutto impreparata, mi accingo, con lo stupore dell’infanzia, ad affrontare inedite fragilità.  Non è e non sarà facile, ma procedo con fiducia e speranza dopo aver scoperto che il femminismo, cui ho partecipato sin dall’inizio, scomparso nelle forme storiche, ideologiche e politiche, ha lasciato un fertile deposito di pensieri e di affetti, una sorellanza sensibile e discreta che rende viva e vera la nostra città. Milano rimane un “posto per giovani” ma può diventarlo anche per i vecchi se saprà accudire anche quelli che non hanno voce, talmente deboli, malati e soli, da non trovare neppure la forza di chiedere aiuto.

Silvia Vegetti Finzi

 

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