Il video, proposto dall’amico Marco Manzoni, si riferiva alla Silvia di dieci anni fa. Nel frattempo molte cose sono cambiate: ho lasciato definitivamente l’Università di Pavia, dove ho insegnato per trent’anni, mio marito è morto e sono rimasta sola, anche se interiormente il nostro colloquio non si è mai interrotto. Donati i libri della nostra biblioteca al Collegio Ghislieri di Pavia, salvo quelli di argomento femminile e femminista inviati alla Casa delle Donne di Milano, l’appartamento era diventato improvvisamente troppo grande e troppo caro. Dopo un faticoso trasloco, mi sono trasferita di fronte al Politecnico di Milano. L’aiuto che ho ricevuto in quei frangenti è stato incredibile, non solo dai figli, ma dalla mia collaboratrice Olimpia, un angelo custode attento, affettuoso e competente. Inaspettatamente, oltre alle amiche storiche ho trovato nuove amiche, donne che si sono proposte di aiutarmi in mille modi, materiali e morali.
Dopo aver regalato i mobili di un certo valore al Vidas, mi sono ritrovata a vivere in un piccolo, amabile appartamento, che indosso come una vestina. La riduzione dello spazio interno è compensata da uno sguardo che spazia dal Resegone a Linate, sotto un cielo infinito, solcato giorno e notte da aerei che fanno sognare. Ora abito qui da due anni: l’accoglienza del condominio è stata squisita e le relazioni di quartiere simpatiche e rassicuranti. Ne avevo bisogno perché mi sono scoperta ottantenne per la prima volta.
Del tutto impreparata, mi accingo, con lo stupore dell’infanzia, ad affrontare inedite fragilità. Non è e non sarà facile, ma procedo con fiducia e speranza dopo aver scoperto che il femminismo, cui ho partecipato sin dall’inizio, scomparso nelle forme storiche, ideologiche e politiche, ha lasciato un fertile deposito di pensieri e di affetti, una sorellanza sensibile e discreta che rende viva e vera la nostra città. Milano rimane un “posto per giovani” ma può diventarlo anche per i vecchi se saprà accudire anche quelli che non hanno voce, talmente deboli, malati e soli, da non trovare neppure la forza di chiedere aiuto.
Silvia Vegetti Finzi