Le leggi regionali non fotografano la realtà
Nessun governo italiano ha fino ad oggi legiferato sull’invecchiamento attivo, ma lo hanno fatto numerose regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Piemonte, Puglia, Piemonte, Umbra, Veneto. Ad oggi solo la regione Veneto ha fatto seguire all’emanazione della legge, i decreti attuativi per realizzarne i contenuti, collegando delle risorse.
Non vi riportiamo i testi di legge che sono facilmente reperibili sui siti delle rispettive Regioni, ma vi riassumiamo i principali concetti che in linea di massima sono comuni e in linea con gli indirizzi del resto del mondo.
L’entrata in vigore delle diverse leggi regionali comporta poi l’individuazione delle risorse da dedicare e dei soggetti che potranno presentare dei progetti.
Di nuovo per brevità indichiamo l’esempio della Regione Veneto:
Circa le risorse per esempio
Per i progetti collegati al punto 1. le risorse hanno in genere un tetto del contribuito regionale di 30 mila euro totali
Per i progetti collegati al punto 2. le risorse hanno in genere un tetto del contribuito regionale di 50 mila euro totali
Per i progetti collegati al punto 3. le risorse hanno in genere un tetto del contribuito regionale di 20 mila euro totali
Per i progetti collegati al punto 4. le risorse hanno in genere un tetto del contribuito regionale di 20 mila euro totali
Circa i soggetti che possono presentare i progetti si tratta di
Enti locali, Aziende ULSS, Centri servizi e strutture residenziali accreditate, istituzioni scolastiche e universitarie e gli organismi di formazione accreditati.
Associazioni e organizzazioni di rappresentanza delle persone anziane, associazioni di tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti.
Enti, associazioni non aventi scopo di lucro, la cooperazione sociale, Università del volontariato e della terza età, nonché i soggetti privati che a qualsiasi titolo operano in questi settori d’interesse.
Non ci sono al momento evidenze circa l’utilizzo e l’esito degli interventi o l’eventuale aumento delle risorse o la destinazione di risorse da parte delle regioni che non l’hanno ancora fatto.
Queste sono le linee guida dei primi interventi delle istituzioni che sono sufficienti per capire l’indirizzo delle azioni.
Donne In ha scelto di approfondire questo tema, nonostante le informazioni – non le azioni- sull’invecchiamento attivo siano sempre più numerose, con l’auspicio che un tale dispendio di energie intellettuali, scientifiche, culturali ed economiche non si risolva solo in un grosso “luogo comune” che produca azioni poco incisive che vadano ad innalzare il benessere degli anziani di poco o per nulla.
Sì abbiamo usato il termine benessere perché, anche se lo spirito di queste leggi sembra esaltare il lato fisico e corporeo a cui prestare le principali attenzioni, noi sappiamo che il benessere è un insieme di fattori molto più complessi e che rappresenta il vero obiettivo da raggiungere.
Inoltre varrebbe la pena, per esempio di cogliere l’occasione di monitorare le attività già svolte dagli anziani: incrociare i dati sul volontariato, per esempio, aprirebbe una finestra utile per capire quanti di noi sono già attivi e quindi le azioni di stimolo ad “invecchiare attivamente” potrebbero essere mirati sia a fasce più refrattarie sia ad ambiti dove il volontariato è meno presente.
Sempre circa le attività che vengono già svolte, i dati sul lavoro di cura dimostrano come per molti di noi sia “obbligatorio” occuparsi di bimbi, di anziani e di disabili, mentre le indagini, in genere, fanno il focus sui “lavoratori/lavoratrici” impegnati in lavoro di cura e non su chi non lavora più o non ha mai lavorato – tante donne fra questi. E’ di questi giorni la pubblicazione dei dati ISTAT che dà conto del ruolo dei nonni nella cura dei nipoti: un lavoro quotidiano ed indispensabile, data la criticità della situazione dei servizi e non di breve durata che, sempre secondo ISTAT, i nonni si accollano per almeno 10 anni.
Quindi per una volta di più facciamo presente che il pianeta anziani va ben conosciuto prima di atterrarci sopra e che soprattutto ci piacerebbe leggere più spesso in queste riflessioni istituzionali il termine benessere …. Felicità è esagerato a qualunque età forse… ma una visione “olistica” è obbligatoria.