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La cultura dello scarto

Approvato da opposizione e maggioranza l’emendamento al decreto “Sblocca cantieri” per l’installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso in tutte le scuole dell’infanzia e nelle strutture per anziani e disabili. Non è difficile essere tutti d’accordo sulla tutela dei bambini e ricevere grandi consensi dalla opinione pubblica. Si tratta di un’iniziativa doverosa anche se non priva di rischi, ma che arriva forse con qualche ritardo. In particolare, ha il merito di aver messo in luce anche i fatti legati alle strutture sociosanitarie e socioassistenziali per anziani e persone con disabilità. E in questo caso davvero con grande ritardo,

Da anni infatti con timida prudenza si parla sui media di abusi sui vecchi e sui disabili: generiche denunce che sono state spesso dimenticate per non interrogarsi troppo anche sulla formazione professionale e la soddisfazione del personale dedicato ad una attività tanto stressante.

Con questo emendamento si parificano fondi e provvedimenti per strutture per minori e per anziani e disabili. Ma perché per tanto tempo questo diverso atteggiamento?

Occorre fare qualche riflessione in più anche se scomoda. Una riflessione sulla cultura dello scarto riportata prepotentemente alla ribalta da Papa Francesco, ma che da decenni o più, caratterizza la nostra società, anche quella mitizzata dei “buoni tempi andati”.

Ma cosa è lo scarto? In generale è l’eliminazione di ciò che si ritiene inutile, superfluo, non conveniente: riguardo ad una persona, è quando la si ritiene di poco valore, scadente, le limitate potenzialità e dalla ridotta capacità di “fare”.

Bambini, anziani e disabili erano valutati così nelle società agricole e povere. Con una differenza: i bambini potevano essere una speranza per il futuro, e come tutti i mammiferi, anche l’uomo è naturalmente portato alla difesa dei cuccioli. Ma per gli altri non c’era posto.

Oggi le cose sono velocemente cambiate: ma le strutture mentali, gli stereotipi sono lenti a mutare. Nella nostra ricca e più generosa società, puoi essere più serenamente vecchio se sei ricco, potente, colto e uomo.

Perché l’insofferenza verso le donne vecchie è ancora maggiore: vale la pena di ricordare le parole “sfuggite” all’assessore alla Cultura Manlio Paganella durante un Consiglio comunale a Castiglione delle Stiviere, che si è tenuto alla vigilia della Festa della donna: “Si nasce donne fertili o si nasce donne inutili.” E questo è l’assessore alla cultura (leghista, vero, ma soprattutto uomo del 2019).

Ora le donne anziane sono – per scelta utile di madre natura -sterili. Ma sono anche meno ricche meno potenti dei maschi. Poco importa se sono colte.

 Guardate quanta e quale attenzione si presta ad una donna ageé che parla in pubblico… Nemmeno Rita Levi Montalcini avrebbe avuto considerazione se non fosse stata sé stessa e senatrice della Repubblica.

Per la maggioranza di loro il destino sembra essere quello di invisibili, afone, superflue. Alla fine, ridotte alla inattività ed al silenzio. Perché persone di nessun peso e valore: questa è la condanna della cultura dello scarto.

Ma ogni anziano donna o uomo, che si ritraggono nella apatica solitudine o che soli muoiono, sono come una intera biblioteca di Alessandria che perdiamo non nel fuoco, ma nell’ indifferenza.

Clara Lazzarini

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