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Risposte di cura alle diverse vecchiaie

Il tema delle residenze di cura e assistenza per anziani (un tempo ospizi, ricovero, case di riposo, oggi RSA) è collocato solitamente lontano da me, sia per la mia età, sia per i miei bisogni non impellenti; un tema che sento, per il momento, altro da me. Le residenze di cura e assistenza sono realtà e luoghi ai quali mi sono sempre accostata con estrema cautela per diverse ragioni: l’eco ancora presente in me dei lunghi anni di amorevole e faticoso accudimento di genitori anziani assistiti completamente nella loro casa poi la tristezza che accompagnava le visite e il commiato alla vecchia zia malata e ricoverata in una RSA ed infine il pensiero alla possibile fragilità del mio invecchiare spostato in avanti nel tempo, lasciato alla casualità futura ed alla speranza di una “buona autonomia in vecchiaia”. Un tema, insomma, di cui non occuparmi ora e da tenere a distanza, nonostante io sia a conoscenza della qualità e dei cambiamenti positivi intervenuti negli anni in questi luoghi di cura.

Il 16 dicembre scorso, noi Donne In insieme all’Unione Femminile ci siamo avvicinate a questo tema realizzando un incontro dal titolo evocativo “Il diritto di essere fragili: risposte di cura alle diverse vecchiaie” che ci ha permesso di confrontarci sui luoghi di cura e di assistenza (RSA Residenza Sanitaria Assistenziale) per le persone anziane e fragili, indagando sui contenuti e la qualità dei servizi erogati.

L’incontro ha coinvolto in qualità di relatrici, due esperte e testimoni dirette dell’evoluzione dell’invecchiamento e dei cambiamenti che sono intervenuti nei luoghi di assistenza e cura dove vivono le persone anziane e fragili: la prima, Elisabetta Donati in qualità di Presidente di RSA, sociologa e studiosa da sempre interessata ai temi dell’invecchiamento e delle politiche di genere, la seconda, Lidia Tosi Coordinatrice di struttura, con una lunga esperienza di lavoro in RSA. Entrambe sono da anni coinvolte nelle responsabilità di governo e gestione della RSA Fondazione Casa di Industria Onlus di Brescia (www.fondazionecasaindustria.it).

Affrontare questo tema con loro mi ha portato a riconsiderare alcune peculiarità dell’invecchiare oggi e ad osservare i luoghi di assistenza e cura per anziani con uno sguardo attento al cambiamento in atto: la certezza che la prospettiva di vecchiaia oltre la soglia degli over 65-70 anni non presenta mai tratti omogenei, così come le necessità e i bisogni delle persone che mutano nel corso della vita per tante ragioni diverse (sociali, famigliari, biologiche, accidentali, di appartenenza di genere).

Inoltre, è da considerare il tema delle risorse economiche pubbliche destinate alla vecchiaia, anche in Lombardia, che non sono sempre adeguate all’evoluzione e all’aumento dei bisogni di assistenza e cura degli anziani che, in generale nel nostro Paese, sono ancora fortemente presi in carico dalla rete familiare e parentale.

Infine, se non esiste una risposta unica all’invecchiamento, che di fatto consiste in “tante vecchiaie” e in “diversi vissuti per donne e uomini” è possibile che le RSA assumano, o possano assumere, questa corretta visione dinamica.

Ed è partendo da questi presupposti che abbiamo chiesto alle due relatrici di accompagnarci nella conoscenza di queste strutture con uno sguardo all’oggi e al cambiamento in atto nei processi di invecchiamento. Abbiamo chiesto loro di mettere in primo piano non tanto la descrizione tecnica del buon funzionamento della struttura, ma soprattutto le loro personali idee e sensibilità al fine di comprendere insieme quanto sia possibile tradurre una nuova “idea di età e di invecchiamento” in adeguati e innovativi modelli gestionali di assistenza e cura per anziani.

Abbiamo sollecitato un racconto su due piani interconnessi: da un lato abbiamo chiesto a Elisabetta Donati come sia stato possibile per lei trasferire il suo interesse e i tanti anni di studio e ricerche sul tema all’interno di un processo decisionale collegato al suo ruolo di Presidente di RSA; dall’altro lato ci siamo interrogate insieme a Lidia Tosi sulla qualità del servizio erogato che deriva dall’agire con passione e forte competenza professionale da parte degli operatori coinvolti.

In particolare, sono state rivolte loro tre domande:

– A quale “idea di invecchiamento” fanno riferimento personalmente e quale declinazione di questa idea hanno saputo (o potuto) trasferire nella loro azione di governo e gestione della RSA?

– Se e come sia stato difficile far assumere la nuova idea di invecchiamento nelle scelte strategiche della RSA, nel rispetto del quadro normativo e delle risorse assegnate dal sistema sanitario e welfare pubblico?

– Come sia realistico coniugare “una nuova idea di età” con l’innovazione del modello di cura e assistenza prestando una convinta attenzione alla diversità di genere in età anziana e fragile?

 

 

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