La pandemia dovuta al SARS-CoV-2 ha effetti diversi negli uomini rispetto alle donne. In particolare, il tasso di letalità dovuta alla malattia indotta da questo nuovo coronavirus (COVID-19) varia in base al sesso: nei casi confermati in Cina la letalità negli uomini è risultata del 4.7% rispetto al 2.8% nelle donne, quindi circa il doppio. I dati italiani sono simili e indicano una più elevata letalità negli uomini che nelle donne con un rapporto di circa 3:1 per tutte le fasce di età, tranne per gli ultra novantenni dove la popolazione femminile è molto più rappresentata (circa l’80%). Anche per quanto riguarda la percentuale dei contagi gli uomini si ammalano di più: il 45% nelle donne ed il 55%
Un altro fattore importante è legato alla risposta immunitaria, sia innata che adattativa. La prima è una risposta rapida ma non specifica presente in tutti gli esseri viventi, mentre la seconda è l’insieme delle risposte di tipo specifico attivate dal sistema immunitario verso i microrganismi patogeni, presente solo nei vertebrati. Ebbene, entrambe sono più forti e più efficaci nelle donne che negli uomini e questo determina una maggiore “resistenza” alle infezioni. Tuttavia, ulteriori fattori possono essere presi in considerazione per spiegare le differenze di genere nella progressione dell’infezione e nei tassi di letalità per COVID-19.
Proviamo però ad entrare nei meccanismi alla base dell’infezione. Il virus entra all’interno delle nostre cellule attraverso un recettore che per COVID-19 si chiama ACE2, acronimo di Angiotensin Converting Enzyme 2, ovvero Enzima di Conversione dell’Angiotensina. Questo enzima regola la vasocostrizione delle arterie tanto che i farmaci ACE-inibitori sono ampiamente utilizzati nella cura dell’ipertensione. ACE2 è espresso anche sulle cellule dell’epitelio polmonare e ha un ruolo molto importante in quanto è capace di proteggere il polmone dai danni dovuti all’infezione quali infiammazione, fibrosi e stress ossidativo. Quando il virus si lega ad ACE2 ed entra nella cellula, diminuisce la sua espressione e la sua funzione protettiva.
Quali possono essere le differenze tra donne e uomini in questo meccanismo? Ne possiamo considerare almeno due:
Pertanto, il più basso tasso di letalità nelle pazienti infettate da SARS-CoV-2, rispetto ai pazienti uomini potrebbe essere dovuta, almeno in parte, sia a meccanismi ormonali che genetici. Specifici studi, anche retrospettivi, saranno utili a valutare il ruolo degli ormoni sessuali nelle differenze di genere riscontrate, incluso ad esempio il ruolo della terapia ormonale sostitutiva in donne colpite da COVID-19. Infine lo studio del ruolo dei geni che sfuggono all’inattivazione di uno dei due cromosomi X nelle cellule XX e dei loro regolatori, potrebbe rappresentare una grande sfida per identificare i determinanti patogenetici sesso-specifici di progressione della malattia indotta da SARS-CoV-2. (estratto da Medicina di Genere Newsletter aprile 2020)
Dott.ssa Maria Cristina Gagliardi Dott.ssa Elena Ortona Dott.ssa Anna Ruggieri
Centro di Riferimento per la Medicina di Genere – Istituto Superiore di Sanità