“Olive, ancora lei “di Elisabeth Strout, ed. Einaudi
Sono passati circa 10 anni da quando Elisabeth Strout ci ha presentato “Olivia Kitteridge”, che fu un grande successo letterario, vincitore di numerosi premi. Il tempo è passato per noi e per Olivia che, sempre dal Maine dove vive, ci racconta la sua vita, toccando temi che ci accomunano: il tempo che passa e si porta via qualcuno, i figli lontani da tutti i punti di vista, i pensieri più ristretti sul futuro. Ne nasce una specie di sorellanza gradevole e ben scritta come sempre. Olive non è un’eroina tradizionale, non compie o vive gesta eccezionali, ma conduce una vita qualsiasi dove le protagoniste non sono le azioni, ma le sfumature dell’animo. Olive resta la donna imperfetta, rude e schietta del primo libro, ma la sua assenza di tenerezza verso gli altri, emerge, in questa fase della vita, verso la vita stessa che le fa incontrare sentimenti nuovi: la sensazione di solitudine e di fragilità, ma anche lo stupore per un nuovo fiore e per le altre “bellezze” che la vita può riservare
“E capì che non bisogna mai prenderla alla leggera, la profonda solitudine della gente, che le scelte fatte per arginare quella voragine di buio esigevano molto rispetto”.