Guida pratica per una buona convivenza
Il testo di Giovanna Perucci è una guida che accompagna il “caregiver” quando deve affrontare la cura di un congiunto anziano, non più in grado di vivere autonomamente, con l’intervento di una assistente familiare o badante convivente.
Si tratta di un percorso articolato e complesso di cui l’autrice individua le fasi e le problematiche specifiche rispetto alle quali sono molti gli strumenti offerti: informazioni pratiche, griglie di riflessione, segnalazione di indirizzi web, testimonianze di assistenti familiari, proposte di lettura e di approfondimento.
Il testo è rivolto principalmente al caregiver che ha un rapporto stretto di parentela con la persona assistita, ma può essere utile anche a chi dovesse svolgere questo ruolo pur non appartenendo alla cerchia familiare, per esempio ad un tutore o ad un operatore dei servizi.
Giovanna Perucci coglie molto bene le potenzialità del ruolo dei “caregivers” e il contributo che essi possono offrire nel dar forma e contenuto al “lavoro di cura” rivolto ai familiari assistiti; sa coinvolgere chi legge conducendolo a calarsi in questo ruolo e a prendere coscienza della sua complessità e delicatezza. Da ciò deriva la portata di questa guida, che è quella di aiutare i “caregivers” non solo “a fare” ma soprattutto “a diventare capaci di…” sostenere l’impegno intelligente che si richiede, talvolta per lunghi periodi, e che si articola su vari piani. Particolare attenzione viene data al fatto che il caregiver ha una parte importante nel favorire l’evoluzione delle relazioni interpersonali in funzione di una buona riuscita del lavoro di cura a favore della persona assistita e in funzione del benessere di chi ne è coinvolto (il caregiver familiare stesso e la badante).
L’originalità del lavoro di Perucci sta proprio nelle scelte di metodo che hanno contribuito a realizzare la guida e che provo a sintetizzare.
Innanzitutto, ricorre in tutto il testo la messa a fuoco della natura del “lavoro di cura” nei suoi vari aspetti, negoziali, affettivi, psicologici, legali. Dopo la lettura di questo testo chi avesse immaginato di calarsi in questo specifico ruolo di caregiver familiare, sovraintendendo solo la delega di una serie di prestazioni assistenziali ad una badante, è indotto a prendere atto che la portata del suo compito deve essere ben più ampia.
Un’altra scelta di metodo fondamentale è stata quella di affrontare i temi della convivenza e del lavoro di cura – ad esempio: l’impostazione in fase di avvio, la costruzione della fiducia reciproca, la conflittualità – facendo in modo che il punto di vista del familiare caregiver incrociasse quello del familiare assistito e quello della badante. In questa triangolazione di sguardi, colti nella loro autonomia, l’autrice ci offre una chiave di lettura originale del rapporto di convivenza e della sua dinamica, con i possibili punti di incontro e con le distanze da colmare o da rispettare. Le testimonianze delle assistenti familiari a questo proposito sono molto efficaci.
Infine, va detto che, a fronte delle numerose difficoltà che il caregiver familiare affronta – spesso senza avere una preventiva consapevolezza delle loro implicazioni e con un sovraccarico di ansia, di senso di inadeguatezza e di stanchezza – l’autrice prende in esame i principali problemi che accomunano i caregivers. Lo fa mostrando le loro implicazioni su vari piani e attraverso l’incrocio degli sguardi tra il caregiver familiare, la persona assistita e la badante. Non rinuncia a prendere posizione su quale sia la strategia migliore da seguire sulla base dei dati di esperienza, ma in questo non c’è un’intenzione prescrittiva, perché il messaggio presente nel testo è l’invito all’autoriflessione e ad affrontare i problemi ponendosi delle domande, anziché cercare ricette precostituite. Per i caregiver questa indicazione di metodo è utile ed è realistica poiché fa capire che spesso riesci a trovare una buona risposta ad un problema complicato se ti poni delle buone domande, cioè se riesci ad inquadrare la questione da affrontare in modo appropriato.
Erikson, Trento 2015.