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Da vedere: Cattive acque (Dark Waters)

Alla pari del grande romanzo americano esiste anche il grande FILM americano, una sorta di genere che raggruppa lo scavo nel tessuto umano comportamentale e psicologico degli Usa. Da Lumet a Pakula, da Soderbergh a Spielberg, solo per fare qualche nome, molti grandi autori si sono cimentati con la denuncia del Moloch America attraverso la messinscena di scandali economici, politici, giudiziari, giornalistici e del loro riflesso sul tessuto sociale. Hanno contribuito all’analisi profonda di un grande Paese spettacolarizzandone le contraddizioni. Oggi che l’etica non esiste più, guardare agli eroi morali di un passato recente ha qualcosa di archeologico. Ma non così tanto se si pensa che i danni fatti ieri hanno strascichi nell’oggi.

E’ il caso della Dupont, la grande industria chimica spacciatrice del micidiale Teflon nei fondi delle padelle antiaderenti e in molti altri prodotti. Teflon uguale cancro. Se ne accorse Robert Billot, avvocato di Cincinnati ingaggiato da un agricoltore del West Virginia il cui bestiame impazziva o moriva. L’antefatto è in un prologo potentissimo negli anni settanta, con un bagno notturno di tre ragazzi nelle acque oscure di un fiume, dove vengono sparsi strani liquami da uomini su una barca. Il salto negli Anni Novanta, dove prende il via la vicenda legale, ha qualcosa di diabolico; come un buco nero ignorato da tutti, che nel frattempo ha prodotto morte. La battaglia di Billott alla Dupont è lenta e lunghissima, dura da oltre vent’anni e ha portato al risarcimento di centinaia di casi di malattia e morte, causati dagli scarichi nelle acque e nei terreni delle sostanze chimiche simbolo della way of life Usa. Padelle moquette persino creme. Il film bellissimo, tratto da un’inchiesta giornalistica, è finito nelle mani di Todd Haynes, raffinato cultore dei generi riletti in una chiave queer e personalissima. Che c’entra con questo film? Tantissimo.

Da LONTANO DAL PARADISO al meraviglioso CAROL, Haynes ha smontato con ottica gay la famiglia americana. Qui lo fa con una linea rigorosa da Cinema di denuncia, ma il risultato non cambia: è l’apparenza del sistema Usa che viene messa in discussione, sempre attraverso il potere del dollaro e della famiglia convenzionale, entrambi sul punto di sfracellarsi. Inoltre, il suo primo film profondamente queer si intitolava POISON-VELENO e uno dei suoi capolavori più feroci e trasgressivi è stato SAFE in cui Julienne Moore era esposta a ogni malattia e contagio come metafora dell’Aids. Il veleno, il contagio subdolo, la malattia celata dal denaro sono tutti presenti in DARK WATERS con quella sottile eleganza Haynesiana, che dallo stile più accurato sfocia nell’horror. Il film è quindi sia autoriale che imponente, lucidamente cronologico e cupamente sotterraneo nell’inferno del potere fatto sistema. La fotografia del fedele Edward Lachman è come un’immersione in una minaccia invisibile, che diventa ossessione come ai tempi de LA CONVERSAZIONE di Francis Ford Coppola. Mark Ruffalo (che lo ha anche prodotto con animo attivista), Anne Hathaway, Tim Robbins e Bill Pullman sono fantastici nel creare persone ancor prima che personaggi. Da non perdere.

 

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