Diario di una neopensionata – 2° puntata
Settembre 26, 2019
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Settembre 26, 2019
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Da vedere: Il regno

Non è più il grande Cinema politico di ieri quello di Rosi, Petri, Damiani legato alla distinzione destra sinistra e alle influenze ideologiche, ma è grande Cinema politico di oggi, specchio di una confusione, personalizzazione e corruzione totale. Notevoli esempi sono già stati IL MINISTRO di Pierre Schoeller e NOI di Sorrentino, lucido il primo, grottesco il secondo, in entrambi due attori monumentali Olivier Gourmet e Toni Servillo.

Ora si aggiunge lo spagnolo Rodrigo Sorogoyen con un film che è come una sniffata di coca tanto è elettrizzante l’approccio alla gestione della cosa pubblica, vista come un thriller senza scrupoli. Politici come gangster disposti a tutto, dalla distrazione di fondi pubblici alla corruzione tout court. Anche qui un attore strepitoso, Antonio de la Torre che si carica sulle spalle tutto il film, con la vicenda vista attraverso i suoi occhi, la sua psiche, la sua coscienza. Non dall’esterno quindi, ma dall’interno dell’uomo politico prima in ascesa poi in caduta per un’intercettazione telefonica. Il partito- indefinito come dire che son tutti uguali- che gli gira le spalle, i compagni di schieramento corrotti quanto lui, che gli scaricano tutto addosso. Siamo nel thriller, con l’uomo che deve provare non la sua innocenza, ma la colpevolezza di un intero sistema, di quel regno ‘regno’ globale che è diventata la politica di oggi. Sorogoyen che già firmò CHE DIO CI PERDONI, notevole poliziesco a sfondo sociologico, sposta il tiro e fa ancora centro con un political drama che diventa FRANTIC grazie alla frenesia del montaggio, delle musiche elettroniche e di una regia che diventa una perfetta soggettiva snervante del suo personaggio, sempre sull’orlo di una crisi di nervi e oltre; con sequenze portate al limite per lunghezza, intensità, senso realistico che diventa irrealistico. Immaginate un isterismo alla Cassavetes filmato da Brian De Palma. Risultato adrenalina psicologica a palla, in un crescendo centrifugato e chirurgico di immagini- situazioni a cui ci hanno abituato giornali e televisione, restituite con occhio di puro cinema e una rilettura elettrica fuori e labirintica dentro. Un film bellissimo e necessario, in corsa folle fino al match finale fra il politico e la giornalista davanti alle telecamere, dove il bene pubblico da distruggere per salvarsi diventa un boomerang nel suo risvolto privato. In una domanda, che non svelo, a cui non c’è risposta. Stravincitore ai Goya il premio Oscar del Cinema Spagnolo. (segue il trailer)

 

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