E’ passato un anno, un anno in più dalla morte di mio marito e con alle spalle i lunghi mesi del lockdown, trascorsi in completa solitudine (per fortuna ho potuto continuare a lavorare “da remoto” e a occuparmi del mio giardino !). Ora mi ritrovo qui nella nostra casa di vacanza, nella nostra Isoletta tanto amata con strani e altalenanti stati d’animo: è come se il mio compagno fosse sparito un po’ di più e sento il vuoto … è vero che la sua mancanza mi compare spesso nei sogni che faccio in questo periodo, e lo rivedo gentile e amorevole, come spesso era, ma non c’è più…e il sogno al risveglio mi restituisce l’illusione amara di appagare il mio desiderio di sentirmi amata, capita, meno sola… Allo stesso tempo avverto uno strano stato d’animo di eccitamento … talora carico di ansia, talora piacevole … quasi un eccitamento sessuale che si accompagna a fantasie “da adolescente”.. Che stia impazzendo?
Rileggo alcune pagine sulla solitudine scritte qui nell’Isoletta l’anno scorso e non le sento più in sintonia; come se allora avessi “stretto i denti” per farmi forza, per essere “saggia”, per poter sopravvivere.
Stamattina ero seduta per un caffè al bar, davanti a una spiaggetta piena di persone e subito ha attratto la mia attenzione una signora molto grassa, un po’ sfatta che, camminando a fatica con le stampelle, si avvicinava alla riva del mare. Ho pensato che troppo spesso mi rispecchio e mi prefiguro un futuro così, come se in questo modo potessi illudermi di tenere a bada la paura delle malattie, del senso di impotenza e della morte..; poi però quell’eccitamento “adolescenziale” mi ha fatto pensare: “ma io SONO VIVA!”
E’ vero, ho 70 anni suonati, qualche acciacco, ma SONO VIVA!…e ancora capace di desiderare, di godere di cose che in questi anni ho chiuso in un cassetto! Ho “scoperto” che in questi anni “di vedovanza” non ho più ascoltato musica: avevo paura di commuovermi e di piangere a dirotto. Quest’anno, qui nella nostra Isoletta, ho ripreso ad ascoltarla con piacere ed emozione…(in particolare ascolto e riascolto l’Alleluja di Hendel e La cura di Battiato, chissà perché). Penso ancora che il rapporto con il compagno della mia vita mi abbia reso migliore, più solida e concreta come scrivevo l’anno scorso, ma anche capace di amare e di appassionarmi ancora e che tutto questo non può andare sprecato … lo devo a lui e, soprattutto, a me stessa … anche se ora, un po’ smarrita, non so da che parte muovermi. Ho paura di fare cavolate, di perdere il controllo. Che consista anche in questo il duro lavoro del lutto?
In verità, a pensarci bene, è da più di 5 anni che vivo in un mio personale lockdown, fatto di casa, lavoro, casa e pochissime frequentazioni. Frequento persone nei confronti delle quali, magari provo un affetto un po’ annacquato, ma decisamente scarso interesse, coinvolgimento e passione; con queste persone mi annoio, però mi sento al sicura. Con loro non temo di essere un peso, non temo di invidiarle e con loro posso “tranquillamente far finta” di essere forte. La frequentazione degli amici veri, quelli che mi stanno a cuore davvero, mi risulta molto più complicata e impegnativa. Li trovo stimolanti, interessanti e, soprattutto, VERI e per questo li amo e li invidio allo stesso tempo … e mi sento esclusa dal loro “pieno” di vita!
Ora ho il sentore che il mio lockdown debba finire, ho voglia di sentirmi ancora VIVA… ma mi sento come se non avessi nulla da offrire e in difficoltà di fronte alla mia “fase 2” che mi spinge ad “uscire”. Ho paura, sono preda di un terribile senso dì spaesamento, non so che direzione prendere. Solo se penso al rapporto col mio compagno mi sembra di recuperare un ‘idea di me “che vale qualcosa “… , ma questo mi fa riprecipitare poi nei rimpianti, nei ricordi che qui, nella nostra Isoletta, diventano ancora di più “mancanza “; è un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Come conciliare a 70 anni suonati “la saggezza” che fa sentire al sicuro con il caos della VITA che chiama?