Riflessioni sulla sessualità degli anziani
La maggioranza degli scritti sulla sessualità femminile (e in qualche misura anche maschile) in età anziana verte intorno alla menopausa (e alla discussa questione dell’andropausa).
Mi riferisco ovviamente agli scritti che ho potuto consultare. Se ne discosta la ricerca condotta da David Lee e Josie Tetley, (2017), ampiamente ripresa da Elisabetta Todaro e Roberta Rossi, nell’interessante articolo La promozione della salute sessuale nell’invecchiamento: possibili aree di intervento (2018). Un’altra annotazione preliminare riguarda la carenza della ricerca sulla sessualità nelle donne e gli uomini anziani che restano soli.
Potremo eventualmente tornare su questi scritti e argomenti in seguito, poiché mi pare necessario cercare di capire meglio cosa si intende parlando di sessualità, amore, intimità, sensualità, piacere, appagamento, soddisfazione sessuale, soddisfazione nella vita di coppia… ecc.
Infatti, in tutti gli scritti, manuali, libri che ho letto o consultato in questi ultimi tempi viene fortemente enfatizzata la possibilità di mantenere una relazione “intima” che comprende anche espressioni corporee, ma che non significa propriamente “sessualità” come atto preciso di piacere e soddisfacimento, e viene sottolineata la rilevanza benefica di questa possibilità nella età avanzata.
Un filone di pensiero che a me sembra possa essere utile deriva dalla ricerca della neuropsicoanalisi, scienza nuova che collega ricerche della moderna neurofisiologia con le ricerche della psicoanalisi. Jaak Pankseep propone 7 emozioni del processo primario che influenzano il processo secondario di apprendimento, che influisce sul processo cognitivo terziario. L’influenza è anche in senso inverso, cioè il processo cognitivo terziario influenza il processo secondario che influenza il primario. Le 7 emozioni sono: Ricerca, Piacere, Accudimento, Gioco (a valenza positiva) e Rabbia, Paura, Panico/Pena (a valenza negativa). Potremmo dire che le emozioni del processo primario costituiscono un motore di base che spinge all’azione; sono presenti nel cervello di tutti i mammiferi; hanno precisi circuiti neuronali che possono essere individuati tramite i moderni strumenti di ricerca della funzionalità cerebrale; se un’emozione viene eccitata si verificano fenomeni somatici e si avvia un processo di ricerca della via di scarica riconoscibile in comportamenti idonei ad ottenere soddisfazione. Le emozioni del processo primario ci riportano in qualche modo al concetto di “pulsione” molto rilevante nella psicodinamica. Quest’ultima osservazione non è “scientifica”, ma ci permette di avere uno sguardo semplificato sulla complessità del nostro funzionamento.
Se ci rivolgiamo all’ambito psicoanalitico osserviamo che Freud aveva individuato la sessualità come pulsione di base e in seguito aveva aggiunto l’aggressività (l’istinto di morte). Ma Bowlby nel 1969 ha introdotto “l’attaccamento” come altro circuito motivazionale primario, attivo ben prima della sessualità da un punto di vista ontogenetico: si sviluppa dalla nascita ed oggi è considerato un processo fondamentale nell’indagine e nella terapia psicoanalitica. Da allora “l’attaccamento” è stato ed è ampiamente studiato in ambito psicoanalitico. Possiamo dire che il Piacere è l’emozione primaria più fortemente connessa con la soddisfazione sessuale; la soddisfazione sessuale è l’espressione più compiuta e rappresentativa di questa emozione primaria. L’Accudimento invece è l’emozione più fortemente connessa con l’attaccamento; per intenderci, l’emozione che ci porta alla ricerca di relazioni che garantiscano sicurezza, protezione, fiducia.
Morris Eagle (2005), psicoanalista, , propone un interessante articolo “Attaccamento e sessualità”, dove mostra come i due sistemi siano ambedue fortemente attivi e alla base delle relazioni di coppia, ma contemporaneamente si tratta di due sistemi parzialmente in competizione: “ Le mie due asserzioni principali sono: (1) l’attaccamento e la sessualità sono due sistemi funzionalmente distinti;” -e questo lo abbiamo già mostrato- “(2) non solo sono funzionalmente distinti ma, per certi versi, operano in maniera antagonista.” (p.152). “…affinché qualcuno divenga una figura di attaccamento è necessario che sia familiare e abbia un comportamento prevedibile. Tratti come la non familiarità e l’imprevedibilità sono incompatibili con la funzione della figura di attaccamento… D’altra parte sembra che l’eccitazione sessuale venga ridotta dalla familiarità e dalla prevedibilità e intensificata dalla novità e dalla diversità, per dirla con le parole del poeta Byron da ‘caratteristiche fresche’ – e persino dalla proibizione e dall’illiceità. Pur tuttavia, a dispetto dell’apparente antagonismo intrinseco tra attaccamento e sessualità, almeno nella nostra cultura la figura di attaccamento di un adulto è la maggior parte delle volte anche il suo partner sessuale… L’individuo che ha una relazione monogama a lungo termine si trova alle prese con la necessità di integrare le ‘spinte’ contraddittorie dei sistemi motivazionali dell’attaccamento e della sessualità.” (p.153-4).
Più avanti l’autore propone la seguente considerazione che mi pare possa essere molto utile per le nostre riflessioni sulla sessualità in età avanzata: “In altri termini la relazione si sposta dall’essere primariamente di tipo sessuale a diventare una relazione di attaccamento. Questo non vuol dire che l’attrazione e la soddisfazione sessuali non svolgano più un ruolo all’interno della relazione. Benché possano svolgere un ruolo minore, esse continuano a sorreggere la relazione. Di fatto, la miglior ricetta per una relazione durevole e soddisfacente è molto probabilmente una combinazione di persistente attrazione fisica (anche se non così intensa come durante la prima fase) e di soddisfazione sessuale e l’instaurarsi di un vicendevole attaccamento” (p.155-6).
Allora, mi sembra, possiamo trarre l’indicazione che può essere interessante per noi anziani, lavorare sulle molteplici inibizioni, vergogne, difficoltà che incontriamo nel desiderio di mantenere vivo l’aspetto sessuale nella nostra vita di relazione, pur considerandone i limiti e le difficoltà; d’altro lato abbiamo la possibilità di considerare le gratificazioni e la soddisfazione che la relazione di attaccamento può darci. Riprendendo Pankseep forse si potrebbero valutare anche altre aree delle emozioni primarie che potrebbero essere interessanti da esplorare e integrare, come ad esempio quella del Gioco.
Eugenia Omodei Zorini – marzo 2019
Bibliografia
Eagle Morris N., Attaccamento e sessualità. Psicoterapia e Scienze Umane, Fae, 2005, vol.XXXIX, n°2.
Lee David, Tetley Josie, “How long will I love you?” Sex and intimacy in later life. The University of Manchester – Institute for collaborative research on aging – Manchester Metropolitan University, International Longevity Center – UK, 2017
Pankseep Jaak, Biven L., (2012), Archeologia della mente. Cortina, Milano, 2014
Solms Mark, Pankseep Jaak, L’Es sa più di quanto l’Io ammetta: prospettive neuropsicoanalitiche rispetto alla coscienza primaria nell’interfaccia tra neuroscienza affettiva e cognitiva. Setting, Fae, 2014, 37-38
Todaro Elisabetta, Rossi Roberta, La promozione della salute sessuale nell’invecchiamento: possibili aree di intervento. Rivista di sessuologia clinica, Fae, vol.XXV, 2018/1