Una donna che non ha avuto storicamente il rilievo che avrebbe meritato. Francese, nasce a Montauban nel 1748. Rivoluzionaria, girondina, fu decapitata a Parigi il 2 novembre 1793. Il suo appassionato appello per i diritti delle donne merita di essere conosciuto e divulgato perché a più di 220 anni dalla sua morte è purtroppo ancora attuale. Tra i suoi meriti ci fu anche quello di essere, secondo un linguaggio moderno “antirazzista”, impegnandosi con i suoi scritti e iniziative pubbliche a favore dell’abolizionismo della schiavitù.
Fu opera sua la stesura nel 1791 della “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” che parafrasava la più famosa “Dichiarazione dei diritti degli uomini e dei cittadini” del 1789. Nel preambolo della Dichiarazione pose degli interrogativi agli uomini e ai potenti:
“Uomo, sei capace di essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; non toglierai almeno questo diritto, Dimmi? Chi ti ha dato l’autorità sovrana di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?..”
Sostenne:
“Ah, se le donne volessero assecondare i miei desideri, vorrei che nei secoli futuri si ponesse il loro nome sullo stesso piano di quello dei più grandi uomini…solo il merito dovrebbe portare ai posti migliori, come pure agli inferiori e si dovrebbe dare alle signorine la stessa educazione dei giovanotti.”
“La donna nasce libera ed è uguale all’uomo nei diritti…”. Art. I della Dichiarazione.
“La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le cittadine e i cittadini devono concorrere personalmente o per mezzo dei loro rappresentanti, alla sua formazione; deve essere la stessa per tutti: tutte le cittadine e tutti i cittadini essendo uguali ai suoi occhi, devono essere egualmente ammissibili a tutte le dignità, i posti e gli impieghi pubblici, secondo le loro capacità, e senz’altra distinzione, se non quella delle loro virtù e dei loro talenti.” Art. VI della Dichiarazione.
“Nessuno deve essere inquisito per le sue opinioni anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo; deve avere ugualmente quello di salire sulle tribune…” Art. X della Dichiarazione.
Dal testamento di Olympe:
“Lascio il mio cuore alla Patria, la mia probità agli uomini (ne hanno bisogno),
la mia anima alle donne.”